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22 febbraio 2008
CineBook: Candidati autori
Quali requisiti bisogna aver per pubblicare un libro?
Parliamo anche di libri, l’avevamo detto!
Innanzi tutto bisogna avere voglia di comunicare qualcosa.
Ovviamente decide chi scrive cosa esprimere e il modo in cui farlo.
Se poi chi legge non ne condivide lo stile o i contenuti, pazienza!
Se ne può discutere. Dopo aver acquistato il libro! E lettolo (almeno la recensione, per sapere di che parlare).
Ma andiamo con ordine, esiste un passaggio fondamentale nella vita di un libro: la pubblicazione.
Al di là delle fatiche, delle capacità, delle intuizioni dell’autore è indispensabile trovare un editore.
Su questo vogliamo riflettere e possiamo farlo piu’ ampiamente con l’aiuto di due volumi da poco pubblicati dall’editore Terredimezzo.
Il primo è “Voglio fare lo scrittore” Consigli per aspiranti autori in dieci interviste a editori e agenti letterari, di Davide Musso.
Il secondo è “Esordienti da spennare” Come pubblicare il primo libro e difendersi dagli editori a pagamento, di Silvia Ognibene.
Scopriamo che cos’è una casa editrice, un’agenzia letteraria , i criteri adottati per pubblicare un manoscritto e molti consigli per presentarsi davanti ad un editore.
Scopriamo come i grandi gruppi pesino sempre di piu’ nel panorama editoriale italiano dove i piccoli fanno sempre maggiore fatica nel dare vivacità al mondo culturale del nostro Paese.
Scopriamo anche che può essere molto facile pubblicare un manoscritto, basta pagare!
Salvo poi vedersi accantonare i propri volumi in una cantina, insieme a tanti altri che magari non sono apparsi neanche una volta sugli scaffali di una qualsiasi libreria.
Appare poco onesto l’atteggiamento di chi chiede denaro in cambio di una pubblicazione, ma anche poco appagante per l’aspirante scrittore.
Credo che sia possibile esordire come autore senza dover pagare un compenso, o almeno lo spero per tutti voi aspiranti scrittori.
Alla prossima.
In
CineBook
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E’ piacevole visitare un blog e leggere “parliamo anche di libri”, di questo territorio ancora poco purtroppo esplorato ma meravigliosamente contagioso per chiunque decida di percorrerlo.
Sono pienamente d’accordo quando leggo che chi scrive innanzitutto deve avere voglia di comunicare qualcosa ma riflettendo sul fase immediatamente precedente a questa, mi piace aggiungere che chi scrive innanzitutto deve avere qualcosa da dire, da comunicare.
Io non credo molto ad una forma di scrittura da invasamento e da puro genio, sicuramente una certa attitudine naturale è fondamentale ma non sufficiente.
Qualsiasi cosa si voglia trasmettere, troverà la sua piena realizzazione attraverso la scrittura solo se prima è stata costruita e coltivata con cura dentro di noi.
Se ciò non avviene ci troveremo di fronte ad elaborati sterili. Puro esercizio letterario, pura scrittura decorativa.
Spesse volte ho sentito dire che la scrittura può essere disgiunta dalla lettura. Ma non è affatto così. Sono i libri i migliori veicoli di tutto quello che oltre all’esperienza diretta contribuisce alla formazione e alla delineazione di chi siamo oggi ma soprattutto di chi saremo domani.
Sta a noi decidere se vivere istintivamente, adeguandoci di volta in volta alle contingenze o essere noi stessi i promotori di cambiamenti all’interno delle realtà grazie al contributo dei nostri pensieri, delle nostre idee e soprattutto del nostro spessore culturale.
Calvino diceva che leggere è l’unico modo di viaggiare stando seduti comodamente sul divano.
E come al ritorno da un viaggio, siamo diversi, siamo arricchiti da tutto quello che abbiamo visto e abbiamo vissuto, così succede dopo la lettura di un libro. Sono essi che ci insegnano a guardare oltre, sono essi che ci insegnano a pensare e a comunicare e perché no anche a sognare.
Perché precluderci questa meravigliosa possibilità?
Io sono convinta che mai come oggi ci sia bisogno di cultura, di passione per ciò che altri prima di noi hanno avuto il coraggio di comunicare.
Soltanto con questa consapevolezza renderemo migliore tutto ciò che sta intorno a noi e allontaneremo il pericolo di un’apatia culturale e sociale che proietta i posti in cui viviamo verso la rassegnazione del niente può cambiare.
Giusi
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