
Non era facile estrapolare un film dal mastodontico romanzo-documentario di Roberto Saviano dal successo inaspettato: 1 milione e 200 mila copie vendute in Italia e tradotto in 33 lingue.
Il regista, con la macchina da presa sulle spalle, è riuscito a farci entrare nei meandri più bui e degradati delle “vele” di Scampia, facendocene uscire con lo stesso stato d’animo in cui può trovarsi un sopravvissuto ad un bombardamento, con i relativi suoni e frastuoni a far da colonna sonora.
Dall’immenso materiale del libro sono stati estrapolati cinque episodi, di più sarebbe stato difficile, che fanno vedere benissimo tutte le facce della criminalità organizzata che realizza affari stratosferici in settori dove lo Stato dovrebbe avere il massimo controllo (scuola, lavoro, raccolta rifiuti per citarne alcuni) e invece, latita.
I “lampadati”, depilati e impomatati ras del quartiere trovano manodopera a basso costo nei ragazzi sbandati che, visti i modelli di riferimento, hanno come massimo obiettivo un piercing o un tatuaggio nell’attesa di entrare a far parte del gota camorristico, sempre che non calpestino i piedi di chi sta più in alto, nel qual caso il valore della vita diminuisce drasticamente.
Grande interpretazione di Toni Servillo nell’episodio dove non si vedono armi da fuoco bensì bombe silenziose che, salvando un posto di lavoro da una parte, minano subdolamente la vita di intere famiglie da un’altra. In questo passo viene fuori come la delinquenza riesca a vestire l’abito buono dell’imprenditoria criminale per inserirsi in quella zona grigia dove, cronaca giudiziaria degli ultimi giorni, il confine fra legalità ed illegalità e molto indefinito.
Molto bravi tutti gli altri attori, specialmente Ciro e Matteo che nel film si chiamano come nella vita, uno fruttivendolo con qualche comparsa in altri set, l’altro muratore e debuttante attore, abili a rappresentare scene che in certi quartieri non vedranno mai su una pellicola (a Scampia non esiste una sala cinematografica) ma, certamente nella vita quotidiana.
Alla prossima.
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Gomorra e Roberto Saviano: intervista alle Iene
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